F.B.H.
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Risposta alla non risposta del proprietario: La vostra risposta alla mia amica non è affatto esauriente, non deve capitare di non trovare la propria taglia quando due giorni prima viene pubblicizzata sul sito, perché è curve washing, triste pratica più che utilizzata online!
Due recensioni sullo stesso appuntamento vi sembrano ripetitive? Se vado a cena con dieci persone allo stesso tavolo, tutte e dieci hanno diritto a scrivere una recensione! Oltretutto mi sposerò anche io e se la mia amica fosse stata trattata diversamente avreste sicuramente guadagnato una cliente in più, oltre a consigliarvi a chiunque! Fossi in voi assumerei un esperto di comunicazione, credo ne abbiate disperato bisogno, visto che sembra viviate fuori dal mondo.
Sconsiglio totalmente.
Ieri ho accompagnato una mia amica a scegliere un abito da sposa, previo appuntamento, il 1 agosto alle 16. “L’ atelier” è minuscolo, con un fastidio odore di stantio, aria condizionata spenta con 39 gradi all’esterno e due misere file di abiti da sposa di cui la maggior parte a noleggio, mentre noi l’avremmo voluto acquistare. Essendo la mia amica curvy, aveva specificato al telefono la sua taglia, la 52 e il tipo d’abito desiderato, ovvero semplice. Le era stato risposto, dalla titolare Elisabetta, che sicuramente qualcosa avrebbero provato, anche se magari non proprio semplice ma che avevano un vasto assortimento.
La prima sorpresa è stata che non sembrava fossimo attese, abbiamo aspettato fuori dal negozio per minuti, la signora Elisabetta non c’era, oltretutto irreperibile, non ha neanche risposto alla commessa che era totalmente impreparata riguardo le richieste della mia amica ma soprattutto l’unico abito da provare della taglia 52 era ricoperto di glitter, alla faccia della semplicità.
Se tutto si fosse risolto con un: “scusate ci siamo sbagliate, mi dispiace” sarebbe finita lì e non sarei qui a scrivere e tantomeno scrivo per non aver trovato l’abito giusto, cosa che avevamo messo in conto.
Il discorso è andato oltre. Quando abbiamo chiesto di parlare con la signora Caterina, l’altra proprietaria, nonché sorella della prima, chiedendole a quel punto perché sia sul sito che su Facebook fosse pubblicizzato che i modelli sono disponibili nella linea morbida fino alla taglia 56 ha dato le seguenti giustificazioni:
Che in questo periodo dell’anno c’è poco assortimento (tra poco assortimento e un unico abito e basta c’è una bella differenza e come si evince dallo screenshot allegato,il post su Facebook era del giorno prima, quindi si smentisce da sola.)
Che sicuramente c’è stato un errore di comunicazione tra la signora Elisabetta che si occupa delle spose e “l’atelier”, cosa che ormai ci sembrava appurata e a questo punto mi domando perché risponda alle clienti se nemmeno sa cosa sia disponibile o meno in negozio.
Che volendo avrebbe potuto ordinare l’abito ma senza provarlo. (Secondo loro davvero si compra un abito da sposa da migliaia di euro così a scatola chiusa?)
Gran finale con frasi che puzzavano di body shaming da chilometri:
“Fisici come il suo”
“La sua 52 non corrisponde alla nostra 52”, la commessa poverina ha cercato oltretutto di “metterci una pezza” dicendole che la mia amica dopotutto è proporzionata, confesso che a sentire queste frasi nel 2024 mi si è gelato il sangue, mi sarei seppellita viva per lei, è stato veramente offensivo e di cattivo gusto, dovrebbero andare a ripetizioni di body positivity
Mi sono sentita in grande imbarazzo, pensavo sarebbe stato un pomeriggio bellissimo dopotutto cosa c’è di più bello di scegliere l’ abito per il giorno più importante della vita della propria amica del cuore? E invece è stata una totale disfatta e confesso che sono stata zitta tutto il tempo perché avrei voluto dirle: “Ma come si permette a dire queste cose? Ma non si vergogna neanche un po’?”
Davvero non so come sia possibile che gente così priva di empatia e sensibilità possa lavorare al pubblico, salvo solo la commessa, in evidente imbarazzo.